La sua vita, Il suo impegno
Eletta al Parlamento nel 1946 quando per la prima volta ci furono le donne Codevilla le dà i natali il 29 settembre 1906. Il papà Antonio, dalla formazione umanistica e amante della poesia, fu segretario comunale e ispettore dell’irrigazione della zona.
La mamma, Agostina Bianchi, amica di Gramsci, severa, dotata di un grande senso pratico, si occupò della famiglia composta da 8 figli.
Il 28 giugno 1929, a 23 anni, conseguì la laurea alla facoltà di Chimica e Farmacia all’Università di Pavia. Dapprima lavorò in una farmacia a Voghera, di cui assunse la direzione alla morte del titolare.
Nel 1931 si trasferì a Sanremo e si impiegò alla Farmacia Internazionale. Si trasferì a Milano dove iniziò a lavorare in uni stabilimento chimico, l’industria farmaceutica Zambelletti. Qui conobbe Antonio Semproni, chimico e appassionato d’arte, che sposò.
Insieme al marito iniziò a dedicarsi alla politica e alla lotta antifascista, si iscrisse al PCI clandestino e militò nel Soccorso Rosso internazionale, fornendo supporto materiale e umanitario alle famiglie dei prigionieri comunisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1942, dopo il bombardamento della propria casa, la coppia si trasferì a Bergamo.
La sera del 30 novembre del 1942 la Rossi nella hall dell’hotel in cui alloggiava con il marito, espresse duri commenti sull’operato del regime . Venne arrestata e fu confinata a Sant’Angelo in Vado, nell’appennino Marchigiano fino al 25 luglio 1943.
Si trasferì in Svizzera dove trovò un impiego all’Università di Zurigo.
In Svizzera fu promotrice di seminari politici, si occupò del reperimento dei fondi per la lotta armata e svolse un lavoro redazionale in due periodici italiani, fonti di informazione per gli italiani prigionieri nei campi svizzeri.
Nel 1944 tornò a Milano e entrò a far parte della redazione clandestina de L’Unità. Tra i suoi compiti anche quello di consegnare il menabò in tipografia, aiutata in questo dal rassicurante aspetto borghese. Dopo la Liberazione fece parte della Commissione Stampa e Propaganda Alta Italia del PCI.
L’elezione in Parlamento e l’impegno per i diritti delle donne
Con le elezioni del 2 giugno 1946, le prime in cui votarono anche le donne, venne eletta con 11.842 voti di preferenza ( IX Collegio elettorale Verona-Padova-Vicenza-Rovigo) nel gruppo Comunista all’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana del 1946 e fu uno dei membri della Commissione per i trattati internazionali, intervenendo in merito ai Trattati di Pace firmati a Parigi nel 1947.
Il contributo della Rossi nell’Assemblea Costituente fu notevole: si fece carico insieme alle altre 20 Madri Costituenti delle rivendicazioni di tutte le donne della penisola italiana che fino a quel momento erano state emarginate dalla vita politica e sociale ma che durante il Secondo Conflitto presero coscienza delle loro possibilità e dei loro diritti.
“Si è detto che la famiglia deve avere un capo. L’ha detto anche l’on. Calamandrei che ha aggiunto: uomo o donna non importa. Egli l’ha detto senza fare dell’ironia ma io ho colto i sorrisi dell’Aula. Ora io vorrei domandare ai colleghi che hanno sorriso se essi sono ben convinti che su questo si possa fare dello spirito, che una donna a capo della famiglia sia davvero cosa tanto ridicola… Noi sosteniamo che la diversità di compiti nell’ambito familiare non significa necessariamente disparità di potere.”
Maria Maddalena Rossi si batté a lungo anche per il superamento del divieto rivolto alle donne di accedere e partecipare all’amministrazione della Giustizia (civile e penale) e l’accesso alla Magistratura– che avverrà solo nel 1963.
Affermò “le qualità di sensibilità, intuizione, tenacia, pazienza, coscienza, senso di umanità che spesso si riscontrano nella donna, uniti alla conoscenza profonda del diritto, troverebbero un impiego infinitamente utile nel campo della Magistratura”
Sostenne, in particolare, l’importanza della presenza di donne magistrato nei casi di violenza sessuale.
Il dibattito innescato dalla sua proposta aprì la strada al ricorso di Rosa Oliva che, 15 anni dopo, fu portato in Corte Costituzionale dal giurista nonché giudice della Corte Costituzionale, Costantino Mortati.
Nel 1947 fu eletta presidente dell’Unione Donne Italiane e riconfermata nel 1949 e nel 1953
Dal 1956 al 1964 fu anche Vice Presidente della Federazione Democratica Internazionale Femminile che riuniva 91 milioni di donne di 60 diverse nazionalità.
Fu rieletta Deputata nella I, II (collegio di Siena, Arezzo, Grosseto)e III legislatura (circoscrizione di Siena) , continuando a battersi per i diritti delle donne. In tutte e tre le legislature si occupò di affari esteri, facendo parte della Commissione Affari Esteri della Camera.
Nella prima legislatura, eletta con 56.589 voti di preferenza (1948-1953) si distinse per le sue battaglie a favore dei minori, chiedendo di snellire i procedimenti di adozione. Nel 1952 si occupò della mancata liquidazione di 60.000 pratiche di pensione e indennizzo alle donne che furono vittima di stupri di guerra nel Lazio meridionale. Affermò “Nessuna pensione di guerra potrà mai risarcire né vecchie né giovani per ciò che hanno subito, nessun indennizzo potrà mai ricompensarle di ciò che hanno perduto”
L’impegno per la pace
L’impegno per le donne si intreccia a quello per la pace: la difesa per la pace assume un’importanza prioritaria, convinta che solo una politica di collaborazione tra i popoli potesse essere garanzia di una pace duratura. Sono gli anni della Guerra Fredda e di grande tensione internazionale e la Rossi intreccia fitte relazioni tra i diversi Paesi, incontrando i Capi di Stato con l’ideale di tessere rapporti di pace. Nel 1947 consegnò al segretario generale dell’Onu tre milioni di firme raccolte dalle donne italiane contro l’adesione alla Nato.
Gli anni a Porto Venere
Alla fine della III legislatura decise di non candidarsi alle politiche ma di dedicarsi alla politica locale. Si trasferì a Porto Venere, luogo da lei amato per le vacanze estive, dove fu eletta consigliere e poi Sindaco dal 1970 al 1975
La sepoltura a Codevilla
Il 19 settembre 1995 muore a Milano, due settimane prima di compiere 90 anni.
E’ sepolta a Codevilla, al suo paese di origine prima di morire lasciò la sua ricca collezione di arte contemporanea, libri, dischi e innumerevoli memorie
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